Condividi con i tuoi amici

Category Archive:EVENTI

BEVAGNA: IL MERCATO DELLE GAITE

admin post on aprile 30th, 2016
Posted in EVENTI

LA STORIA DEL MERCATO DELLE GAITE

Dal longobardo Watha, ovvero “guardia”, deriva la denominazione di “guaita o gaita“, termine con cui vengono indicati i quattro quartieri nei quali Bevagna ed il territorio circostante erano suddivisi.

La divisione è attestata dagli Statuti comunali giunti fino ad oggi nella redazione del XVI secolo. Sulla base di tale testo si ricreano, durante la festa, i momenti più rappresentativi e suggestivi rappresentanti le antiche magistrature cittadine, la vita sociale e le attività economiche dell’antica Mevania.

La magistratura cittadina ha come suo vertice il Podestà. Proveniente da città lontane almeno sedici miglia dal piccolo borgo, egli resta in carica due mesi. Giunge in città tre giorni prima della nomina ed entra da Porta S.Vincenzo, recando con se due cavalli, un pavese ed una ballistam de osso; è accompagnato da due notai, ad maleficia e ad extraordinaria, da un giudice, da otto armigeri e dai familiares.

Davanti alla chiesa di S. Vincenzo dona un palio di velluto di seta rosso; giunto nella piazza maggiore assiste alla lettura dello Statuto al quale giura fedeltà. Il Podestà amministra la città insieme ai quattro consoli eletti, di cui si hanno notizia a partire dal 1187, i quali restano in carica due mesi. Consigli ristretti sono: La Cernita – formata da otto uomini – i cui componenti sono addetti alla conservazione del bussolo delle votazioni.

Tra gli ufficiali ricordiamo il Camerario, addetto alla tenuta dei libri contabili e il Cancelliere, notaio incaricato della stesura dei verbali dei consigli. Ricordiamo infine che il Podestà nomina otto baiuli addetti alla esecuzione dei pignoramenti, citazioni, ambasciate, i quali non possono andare singolarmente ma devono indossare un caputeum del valore di otto soldi e portare le insegne del Comune.

Sempre dagli statuti si ricavano preziose notizie circa l’economia cittadina, le modalità e le tecniche di produzione dei principali prodotti locali, il funzionamento dei forni, dei mulini, l’organizzazione di alcune botteghe, le modalità di vendita di determinate merci. Dettagliate indicazioni regolano infine i pesi e le misure adottati nel territorio diBevagna. Privilegiati punti di vendita sono le trasanne poste nella piazza maggiore, nelle quali si potevano vendere pane, frutta, spezie, sale e pesce, seguendo precise norme igieniche. Il vino era venduto in vasi sigillati dal Camerario; secondo la capacità essi si chiamavano pitictum, mezzeto e foglietta.

La macellazione degli animali avveniva in appositi casalini: gli animali venivano scuoiati fino alla testa e appesi; le pelli potevano essere tenute ad asciugare per la strada solo di martedì, giorno del mercato. Il banco di vendita della macelleria non aveva parametri; la bilancia, regolata e sigillata dal Comune, doveva essere posta un palmo al di sopra del banco così da essere bene in vista. Le carni di scrofa, pecore, becchi, capre, castrati, montoni dovevano essere vendute in luoghi distanti dal macello, quelle di animali morti per cause naturali fuori dalle porte cittadine.

I mulini del comune si trovavano nei pressi della porta molendinorum; la loro organizzazione interna, il lavoro del conduttore, i compiti dei garzoni erano minuziosamente regolamentati dallo Statuto. Nei mulini erano conservate le misure del coppulo, che doveva essere legato alla catena del mulino, dei mezzenghi di legno, ferrati ed aggiustati secondo le misure del comune e sigillati con lo stemma di Bevagna e del quartengo. Lo statuto termina con un elenco dettagliato di merci vendute a Bevagna, tra le quali si riconoscono prodotti locali e d’importazione.

La manifestazione, che si articola nell’ultima decade di Giugno, vive il suo momento più significativo nei giorni delmercato, che si sviluppa all’interno dei quattro quartieri. Pur nel rispetto sostanziale dei dati offerti dalle conoscenze storiche, ogni Gaita ha saputo dare al proprio mercato una fisionomia autonoma e, per certi versi, caratterizzante. Così si va da allestimenti apparentemente poveri, nei quali si offrono esclusivamente prodotti locali, a soluzioni più articolate, nelle quali si dà spazio anche all’intervento di artigiani esterni. Le vie si popolano di banchi e si animano del rumore delle botteghe nelle quali il visitatore può trovare stoffe, oggetti in cuoio, vimini, cordami, carta, ferro battuto, rame candele lavorate a mano ed ancora formaggio, pesce, pane appena sfornato e focacce.

A completamento del mercato è stata concepita la realizzazione di alcuni mestieri medievali, secondo le antiche tecniche di lavorazione e di produzione. Nella scelta degli stessi, le Gaite si caratterizzano per interpretazioni autonome, ispirate sia ad una rigorosa fedeltà alla realtà economica della Bevagna medievale (forno, tele, lavorazione del ferro), sia ad una lettura più libera, ma altrettanto fedele nella riproduzione delle tecniche e degli strumenti di produzione. Tali botteghe rimangono aperte per l’intera settimana, contribuendo a creare quel clima di fervore che culminerà nei giorni del mercato.

Altri appuntamenti fondamentali scandiscono le giornate della festa a partire dalla cerimonia di apertura del “Mercato delle Gaite”, nella quale l’intero paese si ritrova nella piazza in una cornice festosa e originale; la gara di tiro con l’arco, che si svolge sempre in piazza, le taverne dove, in un atmosfera resa fortemente aggregante da accurate coreografie, si ha la possibilità di gustare cibi tratti da antichi ricettari e godere di sapori insoliti e per lo più dimenticati. Si moltiplicano, inoltre, le iniziative che fanno da corredo a questa festa con l’organizzazione di incontri-studio su temi inerenti, non solo la cultura e la religiosità medievale, ma anche la musica, la danza e il teatro. Inoltre, la necessità sempre più sentita di non relegare la festa ad una sola decade, ma di riviverne lo spirito per tutto l’anno, ha fatto sì che varie, iniziative, già realizzate o solamente in cantiere, impegnino le Gaite in altri appuntamenti.

 

SPELLO: INFIORATA DEL CORPUS DOMINI

admin post on aprile 30th, 2016
Posted in EVENTI

 

INFIORATE DI SPELLOInfiorata di Spello.jpg

Data d’istituzione 1831
Le infiorate di Spello sono una manifestazione che si svolge ogni anno nella cittadina umbra in occasione della festività del Corpus Domini (nona domenica dopo la Pasqua). Gli infioratori lavorano un’intera notte per realizzare tappeti e quadri floreali che si snodano per le vie del centro storico del caratteristico borgo destinati ad onorare il passaggio del Corpo di Cristo, portato in processione dal vescovo la domenica mattina. Il risultato è un percorso di circa 1,5 km caratterizzato dall’alternarsi di oltre sessanta diverse infiorate.

L’usanza di onorare la divinità con lanci di materiale floreale o realizzazione a terra di composizioni floreali si perde nella notte dei tempi in moltissimi luoghi, ma a Spello questa tradizione, che si canalizzò nel lanciare, poi posare ad arte sulla sede stradale elementi vegetali, è documentata nell’Archivio del Comune per la prima volta nel 1831. In occasione della visita del vescovo Ignazio Cadolini che avrebbe dovuto prendere possesso della città, il 19 ottobre 1831 fu richiesto dal gonfaloniere Francesco Nicoletti a tutti gli abitanti delle case che si affacciavano sulla via principale, per la quale sarebbe passata la processione con l’alto prelato, di tenere per detto giorno ben puliti, e sgombri da ogni macerie, i rispettivi tratti di strada dirimpetto alle proprie case ed a spargervi in copia dei fiori o verdure […]. Le testimonianze iconografiche relative alle infiorate a Spello risalgono invece ai primi del ‘900: Benvenuto Crispoldi (1886-1923), pittore nonché primo sindaco socialista di Spello, raffigurò in un suo dipinto il passaggio della processione del Corpus Domini sull’infiorata.

Fanno parte del patrimonio di Spello anche numerose immagini del ventennio fascista in cui l’infiorata ha per sfondo la casa del fascio o contiene in alcune parti la svastica a testimoniare come la devozione religiosa, che da sempre costituisce il fondamento di questa manifestazione, sia stata declinata, anche in maniera discutibile, secondo il periodo storico e sociale del momento.
Con il raffinamento della tecnica, quello che era un lungo percorso di tappeti di fiori senza soluzione di continuità si è andato nel tempo spezzando favorendo la nascita di gruppi distinti di infioratori che realizzavano composizioni più grandi nei tratti in cui la sede stradale lo permetteva, alla ricerca di una sempre maggiore perfezione formale e nello sforzo di comunicare anche messaggi religioso-sociali più complessi. A partire dagli anni ’60 i tappeti floreali, realizzati secondo schemi geometrici e con una parte figurativa centrale in cui spiccavano quasi esclusivamente i simboli legati al Corpus Domini, hanno subito un’evoluzione che ha portato verso la fine degli anni ’80 alla predominanza del disegno centrale che ora è diventato quasi unico protagonista.

 

Le infiorate, veri e propri quadri colorati con petali di fiori, hanno così raggiunto livelli di elevata difficoltà tecnica che spesso si è coniugata con l’espressione e l’interpretazione di temi religioso-sociali sempre più complessi, a volte astratti, tali da richiedere da parte degli infioratori non solo un’attenta fase di progettazione ma anche uno studio e approfondimenti di tipo filosofico e storico-artistico. L’impegno che gli infioratori hanno profuso nell’evoluzione in senso artistico della loro manifestazione ha tratto grande stimolo dal concorso che dagli anni ’60 è stato indetto per stabilire il tappeto più bello di ogni edizione. I primi concorsi, in maniera assolutamente informale, furono organizzati dai priori delle due collegiate spellane, S. Maria Maggiore e S. Lorenzo Martire; successivamente nel 1962, con il contributo dell’associazione Pro Loco presieduta dall’eminente prof. Giacomo Prampolini, il concorso, che tuttora viene indetto, è divenuto un corollario importante alla festa del Corpus Domini. Il premio era ed è la statua in bronzo del poeta Sesto Properzio, poeta latino di cui si contendono i natali le città di Spello e Assisi, che il gruppo vincitore conserva fino all’edizione successiva. La fama delle Infiorate di Spello ha varcato i confini regionali e nazionali e spesso gli infioratori sono stati chiamati a realizzare infiorate per eminenti personaggio (Sandro Pertini, Giovanni Paolo II, Oscar Luigi Scalfaro) e hanno avuto l’onore di portare la loro arte in luoghi altamente simbolici come Betlemme e Lourdes.

Dal 2002 gli infioratori di Spello si sono organizzati in maniera autonoma e hanno costituito l’associazione Le infiorate di Spello con il compito di organizzare la manifestazione e il concorso e promuovere l’evento. L’associazione è composta da una base sociale che nel corso dei primi 10 anni di attività ha sfiorato i 1000 soci, e vede tra i suoi organi l’assemblea generale dei soci, l’assemblea dei maestri infioratori (l’insieme dei rappresentanti dei 40 gruppi che realizzano le infiorate) e un consiglio direttivo formato da 11 membri: 7 infioratori eletti dai maestri infioratori, un rappresentante del sindaco di Spello, 1 rappresentante dell’Istituto Comprensivo di Spello, 1 rappresentante della Pro Loco – IAT e 1 rappresentante delle Insigni Collegiate di S. Maria Maggiore e S. Lorenzo Martire.

TECNICA
A differenza di altre manifestazioni simili, gli infioratori di Spello realizzano a terra gli splendidi tappeti usando fiori freschi raccolti in natura, eventualmente essiccati. È consentito l’uso di parti vegetali diverse dal fiore (in particolare, foglie e bacche) ma in misura inferiore alla componente floreale. È vietato l’utilizzo di legno in qualsiasi forma e di ogni tipo di materiale sintetico. Il fiore può essere adoperato intero ma nella maggior parte dei casi si usano i petali, accuratamente separati dalla corolla sia freschi che essiccati, a volte sminuzzati ma non resi polvere. Così anche le foglie possono essere utilizzate fresche o secche e sminuzzate, ma non polverizzate. L’essiccazione deve avvenire al sole in maniera naturale. Questi materiali vegetali rappresentano i colori con cui vengono realizzati i vari tappeti e vengono meticolosamente raccolti e preparati nella fase detta capatura dagli infioratori a partire da mesi prima della manifestazione.[6]

Il disegno su strada può essere tracciato con il gesso a terra con la tecnica della quadrettatura oppure disegnato su carta poi incollata al suolo permettendo la realizzazione di opere più grandi e più complesse. Le raffigurazioni, ispirate a tematiche religiose della cristianità, sono costituite da figure piane, bidimensionali, in cui è ricercabile un effetto tridimensionale esclusivamente tramite l’utilizzo di tecniche prospettiche, cromatiche e di stratificazione dei fiori e delle specie vegetali spontanee conseguita per mera sovrapposizione, senza l’uso di collanti. Le opere devono avere una lunghezza minima di 12 metri, nel caso dei tappeti, o una superficie di almeno 24 metri quadrati, nel caso dei quadri. La differenza tra quadri e tappeti si basa sulle dimensioni ma anche sulla composizione: nei quadri la parte figurativa interessa tutta la superficie infiorata, mentre nei tappeti la parte figurativa rimane al centro della composizione che è preceduta e seguita da disegni geometrici e decorazioni ripetitive sempre realizzati con petali di fiori. Nel 1989 le Poste italiane hanno dedicato un francobollo da 400 lire alle infiorate di Spello.

 

http://infioratespello.it/